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Al seguente link trovate la prima parte della mini-guida dedicata alle malattie provocate dai funghi su piante di appartamento e piante da esterni.

Qui la seconda puntata.

Oggi concludiamo la rassegna delle più comuni malattie da funghi che colpiscono le nostre adorate piante di appartamento o da esterni.

Muffa grigia
La muffa grigia è provocata dal fungo Botrjtis cinerea. Attacca molte varietà di piante da appartamento e specie da esterni in condizioni di caldo-umido e scarsa ventilazione. I rischi maggiori si hanno soprattutto quando la pianta presenta lesioni ai tessuti epidermici di foglie, fiori e frutti. Per questo è sempre utile recidere le parti della pianta danneggiate. Questo tipo particolare di fungo di si manifesta sotto forma di macchie brune ricoperte dal un feltro grigiastro. Per prevenire la muffa grigia, la tradizione popolare vuole che si pianti dell’aglio tra le colture. Se non potete, in primavera, innaffiate piante e terreno con decotto di equiseto e utilizzate prodotti a base di zolfo.

Peronospora
È una malattia fungina che colpisce indistintamente piante da appartamento, alberi da frutto e anche le specie coltivate nel vostro bell’orto in città. Provoca macchie scure, secche e marcescenti sulla pagina superiore delle foglie. A queste corrisponde, sul retro della foglia, una muffa bianca di aspetto farinoso.

Se nel vostro orto sul balcone avete patate, melanzane, pomodoro, peperoncino o peperoni, state attente. Il fungo è particolarmente aggressivo nei confronti di queste specie: provoca necrosi estese, oltre che sulle foglie, anche sul fusto, i tuberi e le bacche. Nelle azalee, i rododendri e l’erica, attacca il colletto delle piante; sul lillà provoca l’imbrunimento dei fusti e macchie irregolari sulle foglie.

Per combattere la peronospora proteggete le piante giovani con polvere di alghe o macerato d’ortica. Se ve ne accorgete troppo tardi, bruciate le parti malate e curate la pianta con 2 trattamenti a base di rame ogni 10 gironi circa.

Ruggini e septoriosi
Questi funghi attaccano soprattutto le piante ornamentali da appartamento come il geranio, il crisantemo, la rosa, il rododendro, le iris e i garofani. Causano pustole di colore giallastro o rossastro sulla pagina inferiore delle foglie e sul fusto.

Bisogna stare attenti soprattutto nei periodi di maggior piovosità, quindi in primavera e autunno.

La septoriosi, oltre ad attaccare le piante ornamentali (crisantemo, azalea e gladiolo), aggredisce anche gli alberi da frutto e le piante da orto. Sulla pagina superiore delle foglie causa macchie giallastre che, con il tempo, schiariscono verso i bordi. Nei periodi particolarmente piovosi state attente ai tipi di concimi che utilizzate: concimazioni ad alto tasso di azoto favoriscono il diffondersi di questa malattia fungina.


Fumaggini

Le fumaggini sono un gruppo di funghi che si nutrono delle secrezioni zuccherine prodotte da afidi e cocciniglie, piccoli insetti che si cibano dei tessuti cellulari teneri e giovani delle piante, provocando piccole lesioni. Le fumaggini si manifestano sulla pagina inferiore della foglia con croste nere friabili o come polveri fuligginose. Colpiscono frequentemente le piante da appartamento e gli alberi da frutto piantati nell’orto, in particolare gli agrumi. In realtà non esistono prodotti specifici per questo tipo di funghi per cui bisogna risolvere il problema alla radice, e cioè eliminare gli insetti che infestano le piante con appositi pesticidi.

La prima parte di questa mini-guida sulle malattie da funghi è qui.

Continuiamo il nostro viaggio nell’universo delle muffe e delle malattie fungine che colpiscono le piante da appartamento e le specie da esterni.


come curare le pianteL’antracnosi
L’antracnosi colpisce indistintamente tutti gli organi della pianta provocando maculature grigio-brune dai contorni netti. In breve le macchie si espandono e diventano più profonde fino a formare aree di tessuto in decomposizione. Come tutte le malattie fungine, l’antracnosi è favorita dal caldo-umido e interessa sia le piante da appartamento , sia le specie da giardino e da orto. In questi casi usate un anticrittogamico a base di solfato di rame neutralizzato con calce spenta.

Le fusariosicurare piante prodotti
Le fusariosi sono provocate da funghi appartenenti al genere Fusarium. Causano un appassimento generalizzato della pianta e la comparsa di marciumi in diverse zone della pianta. L’unica arma efficace che avete a disposizione contro le fusariosi è la prevenzione: state attente ad acquistare piante sane, utilizzate terricci bene mescolati, evitate ristagni d’acqua e le concimazioni squilibrate.

malattie piante rimediIl mal bianco
La fine dell’estate è il periodo di insorgenza del “mal bianco”, chiamato così perché per via della caratteristica polvere biancastra che si accumula sui tessuti colpiti. Questo tipo di fungo colpisce molto frequentemente le piante da appartamento e le piante ornamentali come le rose e i settembrini. Fate attenzione a notare se sulle foglie c’è uno strato di polvere bianca. Se poi iniziano ad arricciarsi, date l’allarme perché avete un problema. Niente paura, però, esistono due tipi di rimedi per combattere il mal bianco: se la malattia è ancora all’inizio, somministrate alla pianta con decotto di equiseto; nei casi più gravi, invece, utilizzate prodotti antifungini a base di zolfo.

Coryneum beijerinckiiantifungini
Se avete un orto in città o degli alberi da frutto in giardino, sul balcone o sul terrazzo, lo conoscete senz’altro. Sto parlando del Coryneum beijerinckii, l’Attila degli alberi da frutto come l’albicocco, il pesco, il mandorlo, il ciliegio, il susino. Colpisce in primavera con una predilezione per i rami giovani. Causa macchie depresse che sono rossastre ai margini e si fanno grigie al centro. Sulle foglie compaiono macchie circolari rosso violacee e intorno si forma un anello bruno. Anche i frutti vengono guastati dalle stesse macchie violacee presenti sulle foglie. Nei casi gravi fuoriesce del fluido gommoso dalle spaccature sul fusto, i rami e frutti. Fate profilassi. Visto che si tratta di un fungo molto aggressivo, iniziate a utilizzare prodotti a base di zolfo a partire dai primi di maggio.

E la guerra continua al prossimo post.

Sono il terrore tutti i pollici verdi del mondo. La bestia nera di ogni appassionato di giardinaggio tanto che una piccola macchia nera su una foglia può mandarci in iperventilazione da panico. Sto parlando, l’avrete capito, delle malattie fungine. Effettivamente sono tra le malattie delle piante da appartamento e delle piante da esterni più tenaci e subdole; causano gravissimi danni e, a volte, non c’è altra soluzione che distruggere la pianta colpita. Tuttavia, se prese in tempo, qualcosa si può fare. Quindi è importante saper decifrare i segni dell’insorgere di un fungo per potersi muovere in tempo. In questo e in alti post vedremo insieme le principali malattie fungine.

I funghi attaccano indistintamente radici, colletto, fusto e foglie: causano marciumi, pustole e macchie scure sulle foglie e sui fiori. L’umidità è il principale fattore di propagazione. Per questo motivo, già solo eseguire una corretta innaffiatura rispettando tempi e modalità di bagnatura significa fare profilassi.

I marciumi radicali causano arresto della crescita della pianta e avvizzimento delle foglie. Le radici diventano di una colorazione bruno grigiastra e perdono consistenza. Questo tipo di malattie sono chiaramente favorite dai ristagni d’acqua provocati da un eccessiva irrigazione o dal cattivo drenaggio.

La prima cosa da fare in presenza di marciume delle radici è cambiare vaso e terriccio. Nel travaso, tagliate le radici compromesse e state attenti a preservare quelle ancora sane. Ricordate: ogni pianta, d’appartamento o da esterno che sia, ha la sua innaffiatura. Se nonostante questi accorgimenti, la pianta vi sembrerà sotto attacco utilizzate un fungicida apposito di quelli che si trovano in commercio.

I marciumi del colletto sono particolarmente infidi. Riguardano la zona di intersezione tra fusto e apparato radicale e si manifestano inizialmente come un marciume bruno, a volte rossastro, che prima colpisce una zona molto localizzata e poi si estende all’intero colletto e fino alle radici appena sottostanti. Le piante deperiscono in poco tempo e si spezzano nel punto in cui sono state aggredite dagli organismi patogeni.

Tra i vari funghi che attaccano il colletto il Pythium debaryanum è il più temuto: attacca il colletto delle giovani piante nelle loro prime fasi di sviluppo e distrugge interi semenzai in pochi giorni.

Per i marciumi del colletto valgono le stesse cose dette per i marciumi radicali. L’unica differenza sta nei fungicidi che devono essere nebulizzati direttamente sul colletto.

Nei prossimi post vedremo come combattere l’antracnosi, le fusariosi, il mal bianco e muffe varie.

Mi raccomando, venite armati.

Come coltivare i girasoli

Il girasole è originario dell’America, ma si è adattato benissimo alle nostre latitudini, dove il sole non manca mai e anche gli inverni sono miti. Pochi sanno che esistono molte varietà di girasoli oltre a quello giallo: ce n’è una varietà arancione e una rossa; una gigante che produce un solo fiore e una più piccola che produce fiori a grappoli.

La specie più comune, quella gialla, può essere coltivata in piena terra o anche in vaso. È una pianta molto facile da coltivare e da riprodurre: quando il fiore avvizzisce, si formano sulla corolla tantissimi semi che possono essere raccolti e seminati.

I semi di girasole vanno messi a dimora a fine marzo. Vi consiglio di utilizzare un terriccio universale ben concimato e ben drenato. Per la semina seguite questa procedura: fate nel terriccio delle buche profonde circa 5 cm; distanziate ogni foro perché il girasole è una pianta che ha bisogno di spazio; in ogni buca inserite due o tre semi.

Innaffiate regolarmente, ma evitate come sempre i ristagni d’acqua. Quando le piantine raggiungono un’altezza di 6/7 cm possono essere rinvasate in piena terra oppure ognuna in un vaso singolo.

I girasoli sono fiori molto resistenti, possono tollerare anche brevi periodi di siccità o di freddo, ma naturalmente prediligono il sole e il caldo.
Il periodo di fioritura va da agosto a settembre, periodo durante il quale potrete godervi i vostri bei fiori gialli in tutto il loro splendore.

Oltre a erbe aromatiche, pomodori e altre amenità, anche le patate si prestano a essere coltivate in vaso sul balcone o sul terrazzo.

È possibile mettere i tuberi in grandi vasi oppure direttamente nel sacchetto del terriccio (un tubero per vaso). In questi contenitori germogliano e si sviluppano molti nuovi tuberi, che sarannonpronti per la raccolta una volta che le foglie appassiranno. La coltivazione così fatta potrà essere fatta in casa.

Bastano pochi accorgimenti. Prima di tutto un bel vaso grande di capienza non inferiore ai 20l, del buon terriccio e delle patate da seme. Che sono le patate da seme? Niente paura, sono comuni patate scelte tra le più grandi, meglio se hanno già germogliato. Se proprio non riuscite a trovare patate già germogliate non preoccupatevi: lasciate qualche patata in un luogo asciutto e luminoso per qualche giorno e lasciate fare Madre Natura. Se la patata germogliata è la più grande di quelle che avevate selezionato (molto spesso succede che sia proprio quella a dare segni di vita), tagliatela in pezzi assicurandovi che ogni porzione abbia almeno due gemme.

A questo punto creiamo nel vaso un primo strato di terriccio arricchito di sostanza organica e mettiamo a dimora le patate ad una distanza di 40 cm l’una dall’altra. Ricopriamole 8-10 cm di terra e annaffiamo. Se volete piantare i tuberi in giardino non potete lasciarvi sfuggire questa chicca: un piantabulbi a espansione che scava nel terreno un foro di 6-8 cm di diametro e fino ad una profondità di 12 cm.

State attente a tenere il terreno privo di erbacce aspettando che spuntino i primi germogli. Quando le piantine sono abbastanza alte bisogna mettere nuova terra intorno al fusto, lasciando però scoperte le foglie. Questo lo si fa per impedire che i bulbi siano esposti alla luce diretta del sole che li farebbe inverdire e li renderebbe non commestibili.

Ricordate di annaffiare con regolarità evitando però i ristagni di acqua. Le concimazioni devono essere a base di potassio e fatte non prima che la pianta sia alta 15 cm.

La raccolta va fatta quando le foglie iniziano ad appassire. Una volta raccolte le patate, fatele asciugare al sole. Et voilà: servitele a tavola.

Oggi parliamo di legumi. Vi spiegherò come far germogliare le lenticchie in un semenzaio fai-da-te. Una volta rinvasati i germogli potrete allestire il vostro bell’orto sul balcone di casa o sul terrazzo. Se vi sembra difficile non disperate: vi guido passo passo.

Allora: prendete una buona manciata di lenticche e lasciateli in ammollo nell’acqua per un giorno e una notte. Prendete un’insalatiera e riempitela oltre la metà con della semplice segatura di legno. Riempite poi con acqua fino all’orlo e lasciate che la segatura assorba l’acqua.

Se l’acqua non si assorbe completamente, inclinate l’insalatiera e lasciate defluire l’acqua in eccesso. Adesso avete una bella pappetta pronta da servire in tavola. Scherzo, naturalmente. Datevi una pacca sulla spalla: avete il vostro semezaio fai-da-te.

Su questo humus casalingo poggiate i legumi senza interrarli e create una miniserra che dia calore. Potete usare un foglio di cellophane, un panno spesso attorcigliato o anche un piatto capovolto. L’importante è che sia tutto coperto.

Dopo una decina di giorni, da ogni singolo legume si sarà sviluppato uno stelo lungo e sottile. Non vi dico di tagliare i germogli e mangiarli subito, anche se la tentazione sarà forte: sono buonissimi e tenerissimi. Ma tenete a mente che la nostra missione è fare l’orto in terrazzo per destare la gelosie di tutti gli amici che vantano di avere il pollice verde. Quindi non fatevi prendere dalla fame. Prendete invece i germogli e piantateli in un vaso più grande.

La lenticchia predilige un clima temperato. Quindi esponete le piantine al sole. Il terreno deve essere ricco di sali potassici e senza ristagni d’acqua.

La raccolta si fa tra giugno-luglio, quando il baccello ingiallisce e prima che la pianta sia completamente essiccata.

Chi è mio affezionato lettore saprà ormai che, con i consigli e gli attrezzi giusti, si può coltivare davvero di tutto sul balcone o sul terrazzo. Basta un po’ di impegno e cura e davvero possiamo avere delle grandi soddisfazioni. Uno dei prossimi compiti che vi do è provare a coltivare le fragole in vaso. Sì, avete capito bene, quei succosi frutti rossi che fanno impazzire tutti. Visto che ormai è un po’ tardi per partire dalla semina, vi consiglio di acquistare le piantine di fragole da un fioraio o in un negozio di frutta. Così avete la materia prima su cui lavorare.  Acquistate, le piantine vanno messe a dimora in vasi piccoli. L’ideale sarebbe mettere una pianta in un vaso dal diametro di 15 cm di diametro. Se volete divertirvi, piantate fragole di specie così da avere un orto di fragole in miniatura sul vostro balcone.

Il terriccio deve essere a base di torba e sabbia, da mischiare con terriccio da orto e stallatico ben maturo. State attente a tenere lontane le erbe infestanti e ad esporre le piantine in pieno sole. Innaffiate regolarmente le piantine senza lasciare asciugare mai completamente il terriccio. Aumentate le innaffiature nel periodo di fioritura, quando nei primi giorni di marzo compaiono piccoli fiori bianchi. Sempre durante la fioritura è consigliabile arricchire il terreno con del concime liquido a base di potassio.

Ricordate che la fragola è molto sensibile al freddo. Affinché superi l’inverno, è necessario coprire le piantine con un telo di plastica per creare un ambiente caldo.

Di anno in anno, la pianta di fragole produce sempre meno frutti per cui vi consiglio, ogni estate, di ricavare delle piantine figlie. Sarà la stessa pianta madre a produrle su lunghi steli da cui spunteranno le radici. Lasciate crescere le piantine fino a quando avranno le radici abbastanza sviluppate da poter essere a dimora in vaso. E poi rinvasate.

Buona coltivazione!

Negli ultimi tempi ho visto molte persone coltivare le piante d’appartamento in idrocoltura. È un metodo che si sta diffondendo rapidamente perché molto semplice, veloce e dà minori problemi di parassiti e animaletti insidiosi.

Ma procediamo con ordine. L’idrocoltura è semplicemente la coltivazione delle piante da appartamento senza l’utilizzo della terra. Potrebbe sembrare strano, ma se ci pensiamo un attimo tutto diventa chiaro: tecnicamente le piante non vivono di terra, ma delle sostanze nutritive in essa disciolte dall’acqua. Dunque, se troviamo un modo alternativo per fornire alla piante le stesse sostanze nutritive che sarebbero presenti nel terriccio, il gioco è fatto. Vediamo allora come fare.

Per coltivare in idrocoltura servono semplicemente acqua, fertilizzanti e argilla espansa. Se è vero infatti che il terreno non è di per sé la fonte nutritiva delle piante, è altrettanto vero che esso svolge la funzione indispensabile di fornire alla pianta una superficie a cui radicarsi. Per questo, coltivando in idrocoltura, sostituiremo il terriccio con dell’argilla espansa, materiale inerte e stabilizzato. L’ideale è mettere le piante d’appartamento in un contenitore dotato di fori e riempito di palline di argilla.

Dovrete poi posizionare questo contenitore all’interno di un secondo vaso riempito con acqua e fertilizzante e immergerlo per circa un quarto. Vi consiglio di utilizzare degli specifici vasi per l’idrocoltura muniti di intercapedine: ne esistono tanti in commercio e a prezzi davvero economici. A questo punto l’unica cosa di cui dovrete preoccuparvi sarà di rabboccare l’acqua nel vaso in cui avete messo a dimore le vostre amate piante ornamentali. Potete usare anche degli indicatori di livello dell’acqua: in questo modo è possibile tenere sotto controllo la quantità d’acqua residua senza timore di esagerare con le innaffiature o di lasciare la pianta senza acqua per lunghi periodi.

La cosa migliore è iniziare l’idrocoltura con talee radicate direttamente in acqua, in modo che le piantine crescano adattandosi naturalmente al substrato di argilla e all’alto tasso di umidità. Se invece volete coltivare in idrocoltura piante già cresciute in terra dovete pulire le radici immergendole in acqua per alcune ore e risciacquandole poi abbondantemente. Le radici vanno poi accorciate di almeno un quarto della loro lunghezza. Il periodo migliore per fare tutte queste operazioni è la primavera, perché la pianta è nel periodo di ripresa vegetativa.

A questo punto vi starete chiedendo: ma quali sono le piante più adatte all’idrocoltura?

I risultati migliori di si ottengono con le piante da appartamento e da interni a foglia verde o con piante dall’apparato radicale robusto come i Ficus, le Calathee, il Pothos, la Dracena, la Chamaedorea, i Philodendri e, tra le piante da fiori, le Kalanchoe, l’Hibiscus, lo Spathiphyllum, l’Anthurium, la Saintpaulia.

Nel post su come coltivare le erbe aromatiche sul balcone non ho menzionato il dragoncello, perché pensavo fosse un’erba aromatica sconosciuta ai più. E invece una mia attenta lettrice, Aurora, mi ha chiesto consigli su come coltivarlo e, quindi, eccomi qui.

Il dragoncello è una pianta aromatica erbacea originaria dell’Asia centrale. Ha foglie strette e lanceolate di colore verde chiaro dalle quale viene un aroma davvero molto intenso. Esistono due ipotesi che tentano di spiegare l’origine di un nome così caratteristico: la prima vuole che la pianta si chiami così perché le sue radici ricordano un groviglio di serpenti. L’altra, basata sulla tradizione tramandata per secoli, racconta che l’“erba dragona” sia una rimedio donato dal cielo per curare i morsi di serpenti e di altri rettili.

Per coltivare il dragoncello è bene sapere che esistono due varietà della pianta: il dragoncello russo, che fiorisce da luglio a ottobre,  e il dragoncello francese, superiore per aroma e sapore, ma sterile, per cui può essere riprodotto solo con la divisione dei cespi che deve essere fatta indicativamente tra marzo e aprile.

Il dragoncello va raccolto prima della fioritura, cosicché il sapore si mantenga intenso. Una volta seccato, va conservato in contenitori ben chiusi, all’ombra e in un luogo fresco e asciutto. Vi consiglio comunque di consumarlo velocemente perché altrimenti perde il suo profumo caratteristico e, dopo tutta la fatica fatta per coltivarlo, vi sembrerà di mangiare soltanto del fieno.

Se invece avete intenzioni di conservare il dragoncello a lungo vi do una ricetta fantastica insegnatami da una mia cara amica per preparare il burro al dragoncello. Una delizia. In pratica dovete impastare le foglie tritate di dragoncello con del burro ammorbidito. L’ideale è mettere 2 cucchiai di tritato per ogni 100 grammi di burro. Una volta impastato, mettete il composto nei contenitori per il ghiaccio e conservate in frigo, coprendo con della carta da forno. All’occorrenza aggiungente ai vostri manicaretti un cubetto di burro di dragoncello per dare loro un aroma intenso e particolare. Vedrete che successone.

II dragoncello infatti ha un sapore simile all’anice: con un po’ di pepe è ottimo per aromatizzare la carne, le uova, il pesce. Ha inoltre proprietà antisettiche e digestive. Una pianta davvero da scoprire.

Scrivo questo post su come coltivare la lavanda, prendendo spunto dal commento di Maurizio che mi chiedeva se la lavanda può crescere anche con poca luce. Purtroppo per lui, la lavanda è una pianta da sole e da terreni aridi e sassosi; tant’è vero che cresce spontanea sulle coste bruciate dal sole dell’Italia meridionale. Quindi bisogna esporla a luce piena. Sono piante di piccole dimensioni, raggiungono un’altezza di massimo un metro, e sono sempreverdi. Le foglie sono strette e di un quel particolare grigio perlato che caratterizza un po’ tutte le piante mediterranee. I fiori si concentrano su lunghi steli a forma di spighe.

Come ho detto, la pianta soffre terreni particolarmente umidi e i ristagni d’acqua per cui, tra un’irrigazione e l’altra, è opportuno attendere che il terreno si sia asciugato. Il terriccio non deve essere acido né troppo fertilizzato; la cosa migliore è concimare la pianta all’inizio della primavera con un fertilizzante bilanciato azoto-fosforo-potassio . La fioritura varia da specie a specie, ma comunque si concentra tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate. Ed è uno spettacolo per vista e olfatto: avete presente le distese di lavanda delle Provenza? Una meraviglia della natura che vale la pena riprodurre in piccolo sul vostro balcone di casa.

I fiori di lavanda devono essere raccolti in momenti diversi a seconda dell’uso che se ne vuole fare: per uso erboristico vengono raccolti all’inizio della fioritura; per usi cosmetici e di profumeria nel periodo di massima fioritura. Una volta raccolti si devono lasciar seccare in mazzi appesi a testa in giù in luoghi chiusi, ma ventilati e non esposti al sole perché questo li scolorirebbe. Seccati, non perdono affatto il loro profumo intenso, tant’è che basta conservarli in sacchetti di tela o in ciotole per profumare la casa.

Alla fine della fioritura è bene potare tutti gli steli fioriferi per permettere alla pianta di rinvigorire. Vi consiglio di potare drasticamente le piante più debilitate e poco compatte, lasciando solo pochi centimetri di stelo. Vi ripagheranno l’anno successivo con una fioritura ancor più rigogliosa grazie allo sviluppo di germogli più giovani e forti. Chiaramente, come in tutte le operazioni di potatura, assicuratevi di sterilizzare gli attrezzi da taglio per evitare di infettare i tessuti della pianta. Potete lasciare la lama per qualche secondo sulla fiamma viva.
Seguite questi consigli e avrete il vostro piccolo angolo di Provenza in casa.